Recensione di “Orfani bianchi” di Antonio Manzini:
Dal 20 ottobre 2016 è disponibile in libreria l’ultimo romanzo di Antonio Manzini dal titolo Orfani bianchi edito da Chiarelettere in un formato da 240 pagine al costo di 16 euro.
In questo ultimo lavoro Manzini abbandona thriller e gialli polizieschi per dedicarsi ad una sfera più intima e delicata. L’autore racconta infatti la storia ed i grandi sacrifici di una donna moldava, Mirta, che ha lasciato la famiglia per venire a lavorare in Italia come badante. L’ispirazione è arrivata da una domanda che l’autore si è posto osservando Maria, la donna rumena che si è occupata di sua nonna: quanto costa rinunciare alla propria famiglia per badare a quella degli altri?
Manzini dichiara: “Volevo misurarmi con un personaggio femminile. Una donna unica con una vita difficile che per trovare un angolo di serenità è pronta a sacrifici immensi”.
Così inventa Mirta, una donna forte che sopporta tutte le offese e le umiliazioni per amore di Ilie, il figlio dodicenne rimasto nel villaggio di origine, affidato alle cure di una nonna non più in forze. Mirta ha 34 anni, da due vive a Roma. È costretta a cambiare spesso lavoro, man mano che gli anziani di cui si prende cura passano a miglior vita o sono collocati in un ospizio. Il padre di Ilie invece è assente, se n’è andato quando il bambino aveva tre anni e Mirta per avere notizie si tiene in contatto con il parroco, padre Boris. Scrive anche al figlio, che non risponde, raccontandogli le sue giornate.
Tutte le vicende sono raccontate direttamente da Mirta, attraverso le e-mail che manda al figlio ed alle amiche in cui narra le sfide quotidiane a cui si sottopone.
Il libro si apre con Mirta impegnata ad accudire Olivia, una signora capricciosa che chiede ad ogni istante di suo figlio, il quale le concede una frettolosa visita una volta alla settimana. Poi Olivia viene trasferita in casa di riposo e per Mirta ciò significa perdere sia l’impiego che una stanza dove dormire. L’unica soluzione sembra essere una cooperativa che fa le pulizie nei condomini, così inizia a lavorare assieme ad un gruppo di donne di varie etnie che arrivano all’alba in un furgoncino scassato pronte a pulire. Intanto in Moldavia la madre di Mirta muore e per Ilie non c’è altra soluzione che l’Internat, ovvero l’orfanotrofio che ospita sia gli orfani veri e propri che quelli «bianchi». Per Mirta il pensiero fisso diventa accumulare i soldi necessari per portare Ilie con sé in Italia. Con l’aiuto di un amico, si spaccia per infermiera diplomata e trova lavoro in una lussuosa villa dove dovrà accudire Eleonora, l’ultra novantenne madre del padrone di casa, resa invalida da un ictus. I rapporti con lei sono difficilissimi, i litigi innumerevoli ma piano pano le due si avvicinano ed Eleonora esclama: “Nella disperazione siamo uguali”.
Lo scrittore aggiunge: “Spero che questo romanzo porti passione, sia capace di suscitare emozioni e faccia conoscere un problema enorme di cui noi italiani non sempre siamo consapevoli”.