Recensione di “L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia:
Il 31 Ottobre 2016 esce nelle librerie L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita, l’ultimo libro scritto da Alessandro D’Avenia e pubblicato da Mondadori.
In quest’ultimo lavoro l’autore crea un dialogo con i suoi lettori affrontando le inquietudini dell’adolescenza, le prove della maturità, la conquista della fedeltà a se stessi attraverso le parole di Giacomo Leopardi. Le domande dei giovani d’oggi sono le stesse dei personaggi leopardiani, basti pensare alle vicende quali quelle di Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese. Proprio queste indimenticate poesie diventano uno spunto fondamentale per D’Avenia, gli permettono di introdurre e spiegare diversi argomenti tramite il punto di vista di un uomo dalla sensibilità unica, tra alti e bassi emozionali, nostalgie e spinte vitali.
Leopardi è infatti molto amato dai ragazzi, per la sua semplicità e la sua verità che si fa universale.
Ma troppo spesso Leopardi viene definito pessimista, cupo o sfortunato mentre invece, nella realtà e nella vita fu tutt’altro: desideroso innanzitutto di vivere appieno e di provare le più forti emozioni, fu capace di inseguire i suoi desideri, avverando il sogno di divenire un giorno riconosciuto per la sua poesia, la sua più profonda vocazione, andando anche contro al pensiero comune, alle derisioni dei suoi contemporanei. È stato sicuramente un poeta che ha scavato nei suoi abissi, imparando a riconoscersi pian piano e ad accettarsi.
Nelle parole di Giacomo Leopardi, D’Avenia ammette di aver trovato la via della felicità, quella quotidiana, duratura che in molti cercano senza mai davvero trovarla.
In queste pagine prevale l’insegnante sull’autore, l’adulto che porge una mano agli adolescenti di tutta Italia, ai suoi studenti incontrati in anni di attività nelle scuole e non solo a loro, ma a tutti quelli che sono alla ricerca di se stessi e del senso della vita.
E dalle domande si aprono nuovi quesiti rivolti ai lettori: se per Leopardi il senso della vita risiedeva nell’arte poetica, qual è oggi la nostra passione che ci rende vivi? In che cosa possiamo migliorare? Come possiamo reagire alla monotonia ed alla routine? Come rendere bella ogni nostra azione?
Nulla è facile, bisogna scontrarsi con la realtà ed insistere nel perseguire ciò in cui si crede.
D’Avenia accompagna il lettore in questo difficile percorso di affermazione di sé in un raggio di emozioni molto ampio che va dalla tristezza alla felicità dove ogni fallimento è una conquista.
Ogni caduta è valida per potersi rialzare ed ogni debolezza nasconde la voglia di infinito.
Le fragilità non sono da sopprimere, ma diventano mezzi per realizzarsi passando per la propria sensibilità, per la propria umanità.
Il dialogo si fa molto intimo e ognuno ci si può facilmente riconoscere. Il libro diventa un ponte per l’autoriflessione, per la conoscenza di sé. Un modo per sentirsi anche parte di una collettività che al giorno d’oggi non si espone totalmente nelle sue debolezze, non è così chiara. La fragilità viene troppe volte soffocata. D’Avenia in questo mostra la sua grande sensibilità di scrittore e ascoltatore.