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Chi è Mauro Corona
Mauro Corona, nato a Baselga di Pinè scultore, arrampicatore e scrittore trascorre i primi anni dell’infanzia in Trentino con i suoi genitori Figlio di Domenico "Mene" Corona e Lucia "Thia" Filippin. In seguito ritorna al paese d’origine dellafamiglia nella valle del Vajont a Erto in provincia di Udine dove trascorre l’infanzia andando a caccia con il padre bracconiere e dove nacque il suo sfrenato amore per la montagna e l’alpinismo. Dopo che la madre abbandono lui e suo fratello Corona si dedicò alla letteratura e ad imparare a scolpire, arte che il nonno gli insegno amorevolmente.
Il 9 Ottobre 1963 la sua vita cambiò del tutto; pur non avendo subito perdite in famiglia la grande ondata del Vajont, che fece oltre 2000 morti e spazzo via la piccola cittadine e le frazioni vicine, lo segnò profondamente. Si trasferì assieme ai fratelli al collegio Don Bosco di Pordenone dove proseguì gli studi, seppur a malincuore data la forte nostalgia di casa. Terminati gli studi primari va a Udine per frequentare l’istituto per Geometri, da cui dopo poco viene ritirato per cattiva condotta. Corona comincia a lavorare nella cava di marmo del Monte Buscada, dove l’ambiente montano e le foreste circostanti lo fanno sentire a casa, costretto a sospendere il lavoro per il servizio militare negli alpini, finisce nella squadra sciatori, da cui viene congedano per frequenti intemperanze. La cava chiude negli anni ottanta ed egli trova lavoro come scalpellino riquadratore. Le sue abilità vennero presto notate, con il risultato di esporre le sue opere per la prima volta a Longarone nel 1975. Negli anni non abbandona mai la sua passione per le montagne e per l’arrampicata; partendo dalle sua valli d’infanzia sino alla Groellandia e la California; Corona apre molte vie, e acquista riconoscimenti dagli alpinisti di tutto il mondo.
La sua carriera da scrittore ha inizio dopo che alcuni suoi racconti vennero pubblicati sul quotidiano Il Gazzettino nel 1997. Da lì Corona continua ad alternare le sue tre grandi passioni. In quello che scrive, ci trascina nella tradizione, in quel mondo ormai lontano, in un ecosistema che dopo la tragedia subì grossi cambiamenti. Egli lega personaggi e vicende, ad un conflitto epico come quello tra uomo e natura, che con radici forti non trova pace, istigato dal forte progresso economico e tecnologico dei giorni nostri.
Nel 2008, Cani, camosci, cuculi (e un corvo) si è aggiudicato il Cardo d'argento al 37º Premio Itas del libro di montagna.
Il 17 luglio 2011 il libro La fine del mondo storto vince, con 75 preferenze, il Premio Bancarella 2011.Le sue opere sono state tradotte in varie lingue (per esempio cinese, tedesco, spagnolo)
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